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L'Unione Europea punta tutto sui rimpatri

Accordi con i paesi di partenza, legare il rimpatrio all'esito della procedura della domanda di asilo, rendere Frontex l'Agenzia responsabile dei rimpatri. Queste le maggiori novità proposte dalla Commissione nella "nuova strategia UE sui rimpatri volontari e la reintegrazione". Nuove pratiche per una politica già ben consolidata in tutti i Paesi dell'Unione, ma che ora rischia di ledere ancora di più i diritti delle persone migranti. Anna Dotti ci spiega perché.

Che differenza c'è tra un clandestino e un richiedente asilo? Tra un lager e un centro d'identificazione per migranti? Più o meno la stessa differenza che passa tra una deportazione e un rimpatrio volontario: la retorica di un linguaggio abusato.

È su questa linea che Margaritis Schinas, Vicepresidente per la Promozione del nostro stile di vita europeo, e la Commissaria per gli Affari interni Ylva Johansson hanno annunciato a fine aprile a Bruxelles la "nuova strategia UE sui rimpatri volontari e la reintegrazione". Gli elementi di novità riguardano la messa in pratica di una politica già ben consolidata in tutti i Paesi dell'Unione: rafforzare la pratica dei respingimenti, ledere i diritti delle persone migranti.

Con questa somma si finanziano i voli verso i paesi di provenienza dei migranti così come vari incentivi previsti, economici e non, per la reintegrazione nel paese di provenienza. Queste misure di sostegno però esistono già, sono altri e dal carattere più coercitivo gli strumenti che la Commissione europea ha deciso ora di attuare.

Rimpatrio "volontario" o senza alternative? Frontex: "l'Agenzia europea dei rimpatri"

La volontà di estendere le mansioni di Frontex riceve critiche da più parti: "è del tutto irresponsabile da parte della Commissione europea dare a Frontex maggiori poteri sulle deportazioni proprio nel momento in cui sono indagate per coinvolgimento in respingimenti illegali di migranti", dichiara al riguardo Ludovic Voet , Segretario generale dell' European Trade Union Confederation . Nel mirino ci sono vari push-back illegali di migranti nel Mar Egeo, dalla Grecia alla Turchia , dove è stato denunciato il coinvolgimento diretto e non dell'Agenzia. Secondo una recente inchiesta del Guardian la pratica dei respingimenti diretti sembra aver assunto una dimensione ancora più ampia con lo scoppio della pandemia di Covid-19: secondo il quotidiano britannico sarebbero circa 40mila le persone respinte alle frontiere esterne europee, di cui 2mila avrebbero così perso la vita - anche in questi casi l'operato di Frontex è sotto accusa.

Nonostante le critiche è in partenza proprio nel mese di maggio il primo progetto pilota dell'Agenzia all'interno della "nuova strategia". Fino a marzo 2022, in collaborazione con le autorità tedesche, Frontex si occuperà di rimpatriare migranti presenti in Germania verso Etiopia, Armenia e Ucraina.

Intensificare il "tasso di rimpatrio": gli accordi con i paesi terzi

Più in generale la Commissione sta valutando il livello di cooperazione nelle procedure di riammissione da parte di 39 Paesi extracomunitari, ai cui cittadini è richiesto un visto per entrare nell'UE. Anche se le varie trattative andranno avanti a lungo, è chiaro che legando la cooperazione in materia di riammissione alla possibilità di rilascio dei visti d'ingresso l'Unione europea ha già compiuto un passo fondamentale per assicurarsi una posizione di vantaggio.

"L'ossessione dei rimpatri"

È facile immaginare che una volta ottenute determinate quote di riammissione da parte dei paesi d'origine, l'UE si impegni a farle fruttare al meglio, respingendo quanti più migranti possibile. Nel suo ultimo report "L'ossessione dei rimpatri" , l'Ong Euromedrights prende in analisi proprio i pericoli a cui vengono esposti i singoli migranti deportati verso Paesi come l'Egitto o ad esempio verso la Turchia, rischiando un ulteriore respingimento a catena verso la Siria. E nonostante la Siria sia ancora oggi un Paese in guerra la Danimarca ha deciso lo scorso aprile di non rinnovare lo status di rifugiati a 189 cittadini siriani : non sembra esserci limite all'ossessione dei rimpatri.

Foto di copertina di Pascal Müller via Unsplash
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