Non saprei dire quante volte mi sono ritrovata davanti a delle persone il cui pensiero si lascerebbe riassumere in una frase come, per esempio: "È inutile fare la differenziata, tanto poi si mischia tutto." Sono frasi che finiscono quasi sempre per tirarmi un po' giù. Chi sostiene che "tanto non cambia niente", lo dice perché ci ha già provato, o lo dice perché, a prescindere, crede che non ci sia modo di cambiare le cose? C'è una bella differenza tra le scelte fatte per esperienza e quelle fatte per convinzione. Per questo sarebbe utile non solo imparare a riconoscere le frasi delle persone malpensanti, ma anche a contrastarle con un po' di sano ottimismo.
Realista o pessimista?Il pessimismo di alcune persone è, secondo me, spiazzante e contagioso. Certo, lo so bene anch'io, essere una persona (giovane) che vive in Italia non aiuta a coltivare l'ottimismo. Molte cose non funzionano - e questo è già molto frustrante - ma c'è gente che sembra avere abbandonato irrevocabilmente ogni speranza. E no, non sono persone "realiste", come molte di loro si definiscono. La differenza è che, per definizione, una persona pessimista vive in uno stato di sofferenza dovuto alla convinzione che tutto andrà sempre male. Ci sono state diverse situazioni durante le quali ho scoperto che amici e amiche erano malpensanti - quindi inclini a pensare sempre male di tutto, tutti e tutte - ed erano anche arrabbiate, sconcertate o tristi. Fossero state realiste, sarebbero risultate più oggettive, senza escludere a prescindere la possibilità di un risvolto positivo. E così queste frasi del "tanto non cambia niente", con il passare del tempo, sono diventate per me una specie di metro di misura del pessimismo di chi le pronuncia.
A tavola con persone malpensantiCome scriveva il New York Times qualche tempo fa, i pensieri negativi, specialmente durante periodi difficili, possono avere un effetto confortante. Infatti, mi è capitato diverse volte di ritrovarmi, per esempio, seduta a tavola con persone che sembravano trarre una specie di piacevole soddisfazione dal loro pessimismo. Era come se fossero felici di essere amareggiate. Certo, non c'è nulla di male a passare del tempo nella cosiddetta comfort zone, ma se ci stiamo troppo, rischiamo di perdere la nostra flessibilità mentale, e di fossilizzarci. Per questo, quando incontro "malpensanti", cerco sempre di contrastarli perché ho scoperto che anche l'ottimismo può essere contagioso.
Cosa rispondere a quelle che dicono: "Lascia perdere"La regola numero uno per non imbarcarsi in discussioni malsane, è ricordarsi che in questi casi non esiste giusto o sbagliato. Non c'è chi ha ragione e chi ha torto; ci sono due o più persone con opinioni, impostazioni e convinzioni diverse. Ogni persona è libera di scegliere come vivere la propria vita, naturalmente, però alcune persone sembrano voler tirare giù gli altri. Ed è proprio a loro che faccio riferimento qui. E quindi, cosa rispondere a chi dice "lascia perdere, tanto è inutile anche solo provarci", dopo che hai raccontato di volerti battere, per esempio, per le pari opportunità? Si potrebbe, per esempio, chiedere alla persona se ha un'idea migliore o se ci ha già provato, dandole quindi ascolto e cercando di capire perché la pensa così. Spesso non c'è davvero un motivo fondato dietro a questo atteggiamento, se non un'impostazione di natura pessimista. E a quel punto potremmo, per esempio, decidere di diventare un esempio di persona che non si arrende e, anche nel suo piccolo, cambia le cose.
Cosa rispondere a quelle che dicono: "Ma quanto sei naive?"Qualche anno fa, sono andata a protestare insieme ai Friday's For Future. Quando mi sono confrontata con altre persone, raccontando della mia esperienza (molto, molto positiva), tante mi hanno risposto sguinzagliando tutto il loro pessimismo. Non avevo mai percepito tanta negatività in una stanza: "Ma quanto devi essere naive se pensi che andare in per strada a gridare possa avere un effetto su quello che fanno i politici?" Insomma, è stato come essere travolta da un tornado di malpensieri. Anche in questo caso, la mia risposta è stata semplice: "Ma quindi voi cosa suggerireste di fare?" E purtroppo, alla fine, è arrivato spesso un "non lo so". Quello che sto cercando di dire, è che, per quanto possa magari anche essere inutile per davvero scendere in piazza - anche se la mia opinione rimane contraria - l'inerzia non è un'alternativa valida. Certo, non tutti o tutte possono mettersi a marciare il venerdì mattina, ma cercare di scoraggiare chi lo fa, che senso ha?
Cosa rispondere a sé stessiC'è una vocina dentro di noi che, ogni tanto, ci sussurra che quello che stiamo facendo non ha senso o che non ce la faremo mai. E il pensiero si trasforma in un'emozione negativa che, a volte, finisce per bloccare le nostre azioni. Ma i pensieri sono soltanto pensieri, nulla di più. Il modo migliore per convivere con il nostro lato pessimista quindi, è saperlo riconoscere e chiederci se, per esempio, il pensiero che ci sta suggerendo nasce dall'esperienza o dalla mancanza di fiducia in noi stessi.
L'azione rimane delle persone coraggioseOltre che di fiducia, è una questione di responsabilità. Siamo responsabili della nostra impronta ambientale, del nostro impatto sociale, come anche di tutte le nostre azioni e parole. Alla base di tutto c'è quindi la consapevolezza che possiamo avere - e in certi casi dobbiamo avere - un'influenza positiva sul mondo che ci circonda. Per compiere un'azione positiva si può partire dalle cose piccole, come fare bene la differenziata o acquistare prodotti di brand che, oltre che essere sostenibili, si impegnano per migliorare le cose. Per esempio, a casa mia beviamo da sempre Nescafé, non solo perché è pratico e buono, ma anche perché riconosciamo l'impegno del marchio nei confronti del prossimo.
Quest'anno Nescafé ha lanciato l'iniziativa Cup of Respect NelleMieMani, nata dalla convinzione che tutto è nelle nostre mani e che dobbiamo condividere gli sforzi per cambiare insieme il mondo. Nescafé sostiene infatti l'associazione LABSUS, che promuove la solidarietà sociale, con la quale collabora a un progetto volto alla cura e alla rigenerazione delle città, in particolare degli spazi comuni. In questo modo, grazie a questo esempio virtuoso, i cittadini si sentiranno più ottimisti e, di conseguenza, più responsabili degli spazi urbani che frequentano. Inoltre, Nescafé si impegna da sempre a rispettare il futuro del caffè approvvigionandosi responsabilmente e supportando i coltivatori, a ridurre le emissioni di anidride carbonica nella fase produttiva e ad educare ad un corretto smaltimento delle confezioni, innovandone costantemente l' eco-design, come si può leggere sul sito ufficiale.