13 marzo 2016, Roma. La lotta elettorale per le comunali è in piena corsa. Il centrodestra ha chiesto ai cittadini romani di esprimersi sulla nomina del loro candidato sindaco per la Capitale. Il risultato: più del 96 per cento vota per lui, Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione Civile sostenuto da Silvio Berlusconi e dal suo partito Forza Italia. Un trionfo. Finché Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, alza la voce e annuncia la sua candidatura a sindaco. Bertolaso fiuta il pericolo. Ha la risposta pronta per l’inaspettata rivale: “La Meloni deve fare la mamma, non vedo perché qualcuno deve costringerla a una campagna elettorale”. La Meloni in quel momento è incinta al terzo mese.
Con quella frase, che Bertolaso cerca di far passare come battuta nei giorni seguenti, scoppia la polemica. Seguono interventi di Berlusconi (“è chiaro a tutti che una mamma non può dedicarsi a un lavoro terribile”), dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi (“certo che una mamma può fare il sindaco”) e persino del candidato sindaco di Roma di centrosinistra, Roberto Giachetti. In un tweet scrive: “Se questi uomini così bravi a dare consigli alle donne cambiassero qualche pannolino in più, questo sarebbe un Paese migliore”.
Eine Frau wird zur Zielscheibe
13 marzo 2016, Milano. Patrizia Bedori, candidata del Movimento 5 Stelle (M5S) per le elezioni comunali nel capoluogo lombardo, rinuncia alla sua candidatura. Tra le lacrime dichiara che non regge più gli insulti ricevuti: “brutta, grassa e obesa”, “nullafacente”, “disoccupata”, “casalinga”, così è stata definita. Nemmeno il leader del suo partito, Beppe Grillo, si era tenuto da parte: durante uno dei suoi spettacoli il comico aveva definito la Bedori una “brava mamma un po’ robustella” – un gesto di sostegno abbastanza particolare durante una campagna elettorale.
Magari una come Patrizia Beduri semplicemente non era fatta per la politica, se è già bastata la prima valanga di cattiverie a buttarla giù. Magari il battibecco tra Guido Bertolaso e Giorgia Meloni era semplicemente la solita lotta tra rivali politici. E tutto finisce lì.
Veraltete Ansichten
Ma potrebbe anche essere che le due scene mettano in luce un problema molto più grande: che i vecchi stereotipi su come le donne debbano essere e su come si debbano comportare sono ancora vivi e vigenti, sia nella società che nella politica italiana. E che se ne sono aggiunti anche di nuovi, visto che Bedori venne rimproverata perché fa la mamma.
Nessun partito ne è immune, anzi, anche quelli che si sono proposti come alternativa di onestà alle forze tradizionali di rappresentanza, cioè i cosiddetti grillini del Movimento 5 Stelle, ne sono in mezzo. Nonostante la loro battaglia morale contro il corrotto e logoro establishment politico. Il senatore Nicola Morra scrisse in un tweet a proposito di Maria Elena Boschi, al tempo ministra per le riforme costituzionali: “Con queste copertine, la Boschi sarà ricordata più per le forme o per le riforme?”. Un commento per il quale Morra non deve tirarsi indietro di fronte al gran maestro del sessismo in politica, Silvio Berlusconi. (Alla Boschi una volta disse: “Lei è troppo bella per essere comunista”.)
Gradite un altro esempio? “Voi siete qui solo perché siete brave a fare pompini” disse Massimo De Rosa, deputato 5 Stelle, alle colleghe del Partito Democratico (PD). E Beppe Grillo, paladino della moralità in politica, nell’aprile 2014 parlò di “donne usate a fine di marketing“ a proposito delle candidate PD messe in capolista per le elezioni europee. Nel suo blog definì questa decisione come una “presa per il culo, ma tinta di rosa”.
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