Anna-Lena Ripperger

Redakteurin in der Politik, F.A.Z./FAZ.NET, Langen

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Artikel

Das schwache Geschlecht

onde – das Kulturmagazin der Deutsch-Italienischen Studenteninitiative Onde e.V.

Seit einem halben Jahr werden zwei italienische Metropolen von Bürgermeisterinnen regiert. Ein Erfolg für die Frauen. Doch auch mit Virginia Raggi und Chiara Appendino ist Sexismus in der italienischen Politik noch kein Fall fürs Museum. onde-Autorin Anna-Lena Ripperger zeigt auf, warum Sexismus noch immer nicht der Vergangenheit angehört und wie Frauen in der Politik zukünftig gestärkt werden könnten.

13 marzo 2016, Roma. La lotta elettorale per le comunali è in piena corsa. Il centrodestra ha chiesto ai cittadini romani di esprimersi sulla nomina del loro candidato sindaco per la Capitale. Il risultato: più del 96 per cento vota per lui, Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione Civile sostenuto da Silvio Berlusconi e dal suo partito Forza Italia. Un trionfo. Finché Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, alza la voce e annuncia la sua candidatura a sindaco. Bertolaso fiuta il pericolo. Ha la risposta pronta per l’inaspettata rivale: “La Meloni deve fare la mamma, non vedo perché qualcuno deve costringerla a una campagna elettorale”. La Meloni in quel momento è incinta al terzo mese.
Con quella frase, che Bertolaso cerca di far passare come battuta nei giorni seguenti, scoppia la polemica. Seguono interventi di Berlusconi (“è chiaro a tutti che una mamma non può dedicarsi a un lavoro terribile”), dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi (“certo che una mamma può fare il sindaco”) e persino del candidato sindaco di Roma di centrosinistra, Roberto Giachetti. In un tweet scrive: “Se questi uomini così bravi a dare consigli alle donne cambiassero qualche pannolino in più, questo sarebbe un Paese migliore”.

Eine Frau wird zur Zielscheibe
13 marzo 2016, Milano. Patrizia Bedori, candidata del Movimento 5 Stelle (M5S) per le elezioni comunali nel capoluogo lombardo, rinuncia alla sua candidatura. Tra le lacrime dichiara che non regge più gli insulti ricevuti: “brutta, grassa e obesa”, “nullafacente”, “disoccupata”, “casalinga”, così è stata definita. Nemmeno il leader del suo partito, Beppe Grillo, si era tenuto da parte: durante uno dei suoi spettacoli il comico aveva definito la Bedori una “brava mamma un po’ robustella” – un gesto di sostegno abbastanza particolare durante una campagna elettorale.
Magari una come Patrizia Beduri semplicemente non era fatta per la politica, se è già bastata la prima valanga di cattiverie a buttarla giù. Magari il battibecco tra Guido Bertolaso e Giorgia Meloni era semplicemente la solita lotta tra rivali politici. E tutto finisce lì.

Veraltete Ansichten
Ma potrebbe anche essere che le due scene mettano in luce un problema molto più grande: che i vecchi stereotipi su come le donne debbano essere e su come si debbano comportare sono ancora vivi e vigenti, sia nella società che nella politica italiana. E che se ne sono aggiunti anche di nuovi, visto che Bedori venne rimproverata perché fa la mamma.
Nessun partito ne è immune, anzi, anche quelli che si sono proposti come alternativa di onestà alle forze tradizionali di rappresentanza, cioè i cosiddetti grillini del Movimento 5 Stelle, ne sono in mezzo. Nonostante la loro battaglia morale contro il corrotto e logoro establishment politico. Il senatore Nicola Morra scrisse in un tweet a proposito di Maria Elena Boschi, al tempo ministra per le riforme costituzionali: “Con queste copertine, la Boschi sarà ricordata più per le forme o per le riforme?”. Un commento per il quale Morra non deve tirarsi indietro di fronte al gran maestro del sessismo in politica, Silvio Berlusconi. (Alla Boschi una volta disse: “Lei è troppo bella per essere comunista”.)
Gradite un altro esempio? “Voi siete qui solo perché siete brave a fare pompini” disse Massimo De Rosa, deputato 5 Stelle, alle colleghe del Partito Democratico (PD). E Beppe Grillo, paladino della moralità in politica, nell’aprile 2014 parlò di “donne usate a fine di marketing“ a proposito delle candidate PD messe in capolista per le elezioni europee. Nel suo blog definì questa decisione come una “presa per il culo, ma tinta di rosa”.



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