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Sul nucleare i paesi non allineati stanno con Teheran

Si è concluso con un sostanziale successo iraniano il XV° incontro del Movimento dei Paesi Non Allineati (NAM), l'organizzazione nata nel 1961 su impulso dei tre leader terzomondisti campioni dell'anticolonialismo: lo jugoslavo Tito, l'indiano Nehru e l'egiziano Nasser.

Il meeting si è tenuto a Teheran dal 26 al 31 luglio e ha visto la partecipazione dei rappresentanti dei 118 paesi membri, che hanno ribadito la necessità che il movimento dia dare un apporto significativo all'attuale ordine mondiale. Diverse le tematiche in agenda, tra cui l'attuale crisi alimentare, il rincaro del prezzo dei combustibili e il loro impatto sulle economie più fragili, le barriere doganali imposte dalle nazioni industrializzate alle esportazioni del Terzo Mondo.

Tuttavia, come era nelle previsioni, buona parte dell'attenzione è stata catalizzata dalla questione del nucleare iraniano, con il regime dei mullah fortemente impegnato ad incassare il più largo sostegno da parte dei paesi convenuti nella disputa con le potenze occidentali e il Consiglio di Sicurezza ONU.

Nei giorni scorsi, il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha ribadito che il gruppo 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, più la Germania) attende ancora una "risposta chiara" da parte del governo di Teheran, in seguito alla discussione avviata lo scorso 19 luglio a Ginevra con il negoziatore iraniano Said Jalili, per l'offerta di un pacchetto di incentivi in cambio della sospensione dell'arricchimento dell'uranio. Il capo della diplomazia statunitense ha inoltre aggiunto che l'Iran dovrebbe essere consapevole che la materia non può essere oggetto di ulteriori rinvii e fasi di stallo, minacciando al contempo di esporre Teheran ad ulteriori misure punitive.

Ciononostante, il ministro degli Esteri iraniano, Manoucheher Mottaki, ha prontamente respinto l'offerta presentata dalle potenze mondiali, contestando il linguaggio da ultimatum rivolto al proprio paese. Mottaki ha ribadito di aver consegnato quella che definisce una risposta ''costruttiva e creativa'' lo scorso 4 luglio e che adesso sono gli altri che devono rispondere all'Iran. Lo stesso Ayatollah Ali Khamenei, massima autorità religiosa iraniana, aveva affermato in una precedente intervista che la Repubblica islamica non intende indietreggiare di fronte alle richieste dell'Occidente.

Nel documento finale del meeting di Teheran, i paesi membri hanno dichiarato il loro sostegno all'Iran per il suo programma nucleare "pacifico" di fronte alle minacce dell'Occidente, sottolineando che solo l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) rappresenta l'organo legittimato a vigilare sulle attività nucleari dei propri stati membri.

Lo stesso Mottaki, nel suo discorso di chiusura, ha espresso viva soddisfazione e grande apprezzamento per la posizione assunta dagli altri paesi partecipanti alla conferenza ribadendo al contempo il carattere pacifico del programma nucleare di Teheran. La tv di stato iraniana ha invece enfatizzato la determinazione dei partecipanti nell'insistere sul fatto che debbano essere rispettate le decisioni dei singoli paesi.

Tuttavia, malgrado la propaganda iraniana abbia sbandierato il grande successo del meeting, a quanto si apprende dalle dichiarazioni di alcuni diplomatici dei paesi partecipanti, alcune divergenze sarebbero emerse sul testo finale. Questo, infatti, sarebbe stato emendato per renderlo più moderato e flessibile rispetto alla bozza iniziale preparata dalla delegazione iraniana, che richiedeva un supporto incondizionato alla causa dei mullah, risultando in alcuni punti inaccettabile da parte degli altri paesi.

Riferendosi, infine, al conflitto mediorientale, i ministri del NAM hanno ribadito il carattere puramente antisionista e anti-israeliano dell'organizzazione, condannando le "brutalità" commesse dalle truppe di Gerusalemme contro la popolazione palestinese nei territori occupati.

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